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Due giorni, due laghi, due gradi

Nel week-end più freddo di agosto, mi sono regalata un'escursione al lago di Braies e al Sorapis, con pernottamento in campeggio a Cortina.


Dopo una notte fredda, piovosa e pressoché insonne, trascorsa raggomitolata nel sacco a pelo estivo, con indosso t-shirt, felpa, pile e 100 grammi (e per fortuna che in macchina avevo la provvidenziale coperta del cane!), di primo mattino decido di salire al lago Sorapis partendo a piedi direttamente dal campeggio, nonostante le condizioni meteo ancora incerte.

Incoscienza premiata, visto che poco più tardi spunterà un tiepido sole.


La giornata non comincia sotto i migliori auspici: a poche centinaia di metri dall'uscita del campeggio, vengo apostrofata da una signora del luogo (l'arte della diplomazia mi suggerisce di denominarla così), fuori dai gangheri poiché, del tutto inavvertitamente, ho percorso circa trenta metri del suo vialetto ghiaiato...a nulla serve obiettare che sto pedissequamente seguendo Maps e scusarmi. Per fortuna, poco dopo essermi sottratta alla sua garbata accoglienza, incontro i segnali CAI, inequivocabili, e abbandono Maps, proseguendo spedita sul sentiero.


Il primo tratto del percorso è tutto in salita e segue sostanzialmente la strada asfaltata fino al Passo Tre Croci; dopodiché parte il sentiero 215 che, snodandosi in saliscendi tra boschi, ruscelli e costoni di roccia, porta al lago, consentendo nel frattempo di ammirare la cerchia di monti tutto attorno.

Ora, pur essendo nata e cresciuta a quota 940 m slm, di certo non posso definirmi un'esperta di montagna e porto sempre il massimo rispetto alle vette dolomitiche, come il pesce rosso che sguazza nella boccia ne porterebbe ai suoi colleghi che nuotano in mare aperto. Resta il fatto che in montagna vado spesso, sempre con calzature e abbigliamento adeguati, e non ho paura delle altezze.

Ciò premesso, sebbene sul sentiero 215 abbia incontrato intere famiglie con bambini, cani (perfino un levriero) e persone di ogni età, variamente abbigliati e calzati, sconsiglio vivamente questa escursione a chi soffre di vertigini poiché alcuni passaggi, compresa una scalinata in metallo e il sentiero a sbalzo sul vuoto, potrebbero risultare difficoltosi, in particolare quando il fondo è umido e scivoloso.

Durante l'andata mi sono più volte chiesta quanto sarebbero stati difficoltosi quei tratti al ritorno...in realtà al ritorno li ho percorsi disciplinatamente in coda, poiché il sentiero era affollato, dimenticandomi dei dubbi nutriti in precedenza.

Il 215 resta comunque il sentiero più facile per il Sorapis, contrapposto agli altri sentieri, considerati per alpinisti esperti.


Una cosa è certa: ogni singola volta che vado in montagna, che faccia freddo o caldo, che ci sia vento o finisca per piovere, che rientri cotta dal sole o inzuppata dalla neve, mi sento sempre pienamente ripagata dall'esperienza fatta. Quindi, quale che sia il sentiero che sceglierete, beatevi sia del cammino che della meta.






Il secondo giorno, dopo una notte meno fredda, ma non meno umida della precedente, è la volta del lago di Braies. Scendo quindi in auto sul versante altoatesino, passando dalla provincia di Belluno a quella di Bolzano, e percorro la strada che da Cortina porta a Dobbiaco. Quest'ultima costeggia in parte il percorso della Cortina-Dobbiaco, alla quale ho partecipato ad inizio giugno con un gruppo di amici.


Diversamente dal Sorapis, il lago di Braies è raggiungibile anche in auto, pagando un ticket di accesso e parcheggiando comodamente vicino alla riva.

E' per questo motivo che la varia umanità che scatta selfie sulle sponde del lago differisce assai da quella che arriva al Sorapis: al Braies si può arrivare in infradito, per capirsi, per cui non vi troveremo soltanto escursionisti in abbigliamento tecnico e cani avventurosi che si sono sudati l'ascesa, ma anche carovane di gitanti appena sbarcati dal pullman e desiderosi di sedersi nel primo ristorante, non appena scattata la foto di rito sfondo lago col barboncino candido appena toilettato.

ll tutto ha un sapore, non me ne vogliate, un tantino più commerciale. Senza niente togliere alla bellezza incantevole del lago e dei suoi dintorni, chiaramente.


Tornando a noi, una volta parcheggiata l'auto nella zona artigianale di Dobbiaco, lato Monguelfo, mi avvio cautamente lungo la strada principale, tenendomi ben bene sul ciglio, coi camion e le auto che mi sfrecciano accanto, ignara del fatto che poche centinaia di metri sopra c'è una bellissima ciclopedonale, alla quale approdo soltanto dopo un km e più. Pago pegno: percorrerò il sentiero giusto al ritorno, scoprendo che sbuca giusto 50 metri sopra la mia auto.


La prima parte del sentiero non è bellissima ed è poco panoramica poiché incuneata in una vallata piuttosto stretta, ma poco dopo, laddove si ricongiunge, appunto, con la ciclabile che avrei dovuto percorrere, la vallata si apre e diventa davvero piacevole paesaggisticamente parlando.

Va detto inoltre che l'intero percorso -salvo decidere di avventurarsi, come la sottoscritta, lungo l'arteria più trafficata della val Pusteria- non presenta particolari difficoltà né grandi salite: è a tutti gli effetti una bella passeggiata adatta a tutti.








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