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A due passi da casa

"Sette milioni di anni fa qui c'era il mare".


Ha esordito più o meno così Gianmaria Cunial, nostro anfitrione nella visita in vigna di sabato scorso, e a me è venuta immediatamente voglia di arrampicarmi su, fino in vetta al Monte Roma, per godere di quella vista a 360° che oggi spazia dagli Appennini alle Alpi e allora chissà quali orizzonti mostrava.


Vigna Cunial ci ha accolto in una calda giornata di sole, svelandoci un piccolo ecosistema fittamente popolato, nel quale coabitano in perfetta armonia viti, piante da frutto, olivi e grani antichi, come il grano del miracolo e l'ardito, coi quali è stata preparata la piadina che ha accompagnato la nostra degustazione.

E poi i testimonial: le coccinelle che a sciami ci hanno scortato in vigna (più bio di così...); i fossili di gasteropodi e altri molluschi, eredità di un mare che, ahimè, non c'è più.



In compenso c'è una varietà ampissima di vitigni.

Vigna Cunial nasce nel 2002 dal desiderio di un veneto di produrre biologico, cosa impossibile, racconta Gianmaria, nella zona del prosecco dalla quale proviene. E allora che si fa? Si battezza un terroir e si parte con barbatelle di tante varietà diverse (niente Lambrusco) e una regola di produzione ben precisa: il vino si fa con l'uva.

Sembra scontato, ma sappiamo che non lo è.


Sulle pendici del Monte Roma maturano Chardonnay, Shiraz, Pinot grigio, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc...

Un tot me le sono perse per strada, ma non la Malvasia Casalini: un vitigno antichissimo, resistente alle malattie e al freddo, messo vicino alla Candia aromatica per consentirne l'impollinazione, trattandosi di un vitigno sterile.

Devo dire che quei filari di Casalini e Candia in simbiosi restano una delle immagini più affascinanti del pomeriggio.


Succede poi che a registrare la Malvasia Casalini, riconosciuta ufficialmente dalla Regione Emilia Romagna nel 2018 come vitigno autoctono di Parma, sia un veneto...però non so se si può scrivere!


Ma quel PrimoRosso 2008 che ci avete fatto assaggiare in degustazione, Barbera, Cabernet Sauvignon e Merlot, davvero non lo fate più?



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